Generare promesse a sé stessi, e manterle: il miglior modo per dare il contributo al mondo | Humanev®
Da un certo punto in poi della mia vita mi è capitato di cominciare a sognare in grande, talvolta non avendo i mezzi necessari, pur non essendo nessuno se non un semplice umano che cominciava a farsi, tra sé e sé, l’importante distinzione del: “questo va bene per me, questo non va bene per me”.
Distinzione strategica, che mi ha portato col tempo a sperimentare e divulgare una metodologia di lavoro, che forse è più diventata quel modo di “stare al mondo” che porta a concretizzare qualcosa, e che ad un certo punto ti fa diventare un po’ visionario, al punto di immaginare un Paese che può fare tanto, può diventare qualcosa di importante, può ri-diventare ancora qualcosa di meglio di quello che è stato negli ultimi 20 anni.
“Ma essere visionari serve se si sviluppano strumenti adeguati”, mi son sempre detto; e spesso torno coi piedi per terra, ricominciando a “lavorare con quello che c’è” (gli amici dell’approccio Gestalt approveranno, visto che ripetono spesso questo mantra).
E quello che c’è adesso sono reti sociali di persone con molta volontà e obiettivi tra i più disparati da conseguire, che stanno costruendo qualcosa di importante: ci sei tu che non vedi l’ora di riprendere con la tua attività; tu che desideri costruire il tuo progetto imprenditoriale; tu che non vedi l’ora di riprendere a lavorare; e tu, che desideri crearti una tua realtà in cui stare comoda/o ed in armonia col mondo, facendo esattamente ciò che più ti senti meglio cucito addosso.
Tu, tu e anche tu, e chiunque sia in questa situazione, ha la mia massima approvazione ed ammirazione.
Il sogno e la visione sono, fra l’altro, tra gli ancoraggi di uno dei pilastri del percorso di empowerment che ho progettato e sperimentato, ed è proprio in questi contesti (nella progettazione e nella sperimentazione diretta) che impari l’effettiva differenza tra propinare contenuti rigurgitati e il mettere in pratica qualcosa che concretizza un risultato.
Mettiamo subito in chiaro questo, è necessario ribadire che sono solo uno dei tanti, dei tantissimi, che ad un certo punto si è detto: “No, non ci sto, mi merito di meglio e qualsiasi cosa sia quel meglio, mi impegnerò per ottenerla!”.
Con questo voglio proprio dire che chi fa il mio lavoro agisce, affianca, scende in campo e co-costruisce. Sicuramente non sale in cattedra.
Voglio dire che alcune cose che ho dedotto e che condividerò più avanti con qualcuno di voi (mi capita davvero di frequente di stringere buone alleanze tramite social), non sono concetti teorici, ma potremmo più definirli risultati empirici che sono venuti fuori dopo una serie di prove, test e reiterazioni, talvolta molto lunghe, talvolta molto dolorose.
Esperienze dirette ed indirette di persone che vivono coi piedi ben attaccati per terra e che sono acuti osservatori e ascoltatori.
Questo vuol dire che ancora non esistono testi che ci dicono come fare, ma sono tutti frutto di elaborazioni risultanti da sessioni di lavoro che non troverai in nessun libro, perché (ahimè) nelle innumerevoli letture degli ultimi anni, ma anche in tantissimi corsi di formazione, al netto di alcune generose eccezioni, ho solo visto e sentito sintesi di cose già dette e scritte in passato.
Trovo che l’impoverimento culturale e sociale che stavamo vivendo fino a qualche settimana fa ne sia la prova.
Secondo me l’invito alla riflessione del non perdersi l’opportunità di fare qualcosa di davvero importante per sé, potrebbe oggi rappresentare un bello stimolo alla ripartenza post pandemia.
Generare delle promesse verso sé stessi, ricominciare da nuove modalità, non per forza riprendere da dove si è lasciato.
Prepariamoci ad indossare un nuovo paio di scarpe ed un nuovo paio di occhiali per un nuovo percorso ed una nuova visione.
É vero che alcune esperienze non sono per tutti, è vero che ognuno di noi si trova ad un determinato punto del proprio percorso evolutivo e che per lanciarsi in un’avventura di potenziamento individuale dovrebbe avere già superato alcuni ostacoli e consolidato alcune importanti consapevolezze.
Ma rimane dal mio punto di vista importante il fatto che prima o poi ci si debba concedere nella vita la possibilità di fare qualcosa di davvero straordinario.
Come dicevo proprio all’inizio di questo post, nonostante mi occupi del “piccolo” mi piace sognare in grande, e decido nuovamente di generare la promessa a me stesso di fare qualcosa di straordinario al più presto.
Se penso a quando l’ho fatto in passato, mi viene in mente una delle cose straordinarie accadutemi mentre lavoravo con un grande collega, Roberto Lucifora, che mi ha dato l’opportunità di portare le fondamenta del mio programma di empowerment, per una serie di enti pubblici di una grande del città del Sud.
Il direttore del progetto, nonché Direttore generale di una delle grandi municipalizzate della città, durante la strategy call che precede tutto il processo di erogazione, mi aveva avvisato di non aspettarmi chissà quale partecipazione e che al massimo sarebbero stati in 25 di cui 20 avrebbero utilizzato la partecipazione per stare lontano dalle scrivanie degli uffici ed andare a passare il tempo diversamente.
I presupposti iniziali non erano poi così incoraggianti, in effetti.
Con immensa sorpresa abbiamo raccolto 193 adesioni al programma!
Un successo che mai mi sarei aspettato, un’uscita dall’area di comfort che ricorderò per tutta la vita, uno scambio professionale, umano, autentico con persone che avevano un bisogno endemico di riattivare le risorse per sentirsi impegnati in qualcosa di importante, per essere riconosciuti, valorizzati, “visti”.
Abbiamo chiuso quell’esperienza consapevoli di avere fatto tutti un piccolo salto evolutivo. Da lì in poi, qualcosa di importante è successo in quelle società, ed anche a livello politico in quella città, ma questa è un’altra storia.
Noi siamo tornati a casa soddisfatti per avere fatto il nostro lavoro, ovvero quello di agire come “enzimi” del cambiamento strutturale nello sbloccare energie importanti e generative; avevamo acceso i motori di molti di loro.
Negli ultimi giorni continuo a dirmi che sarebbe davvero bello conoscere anche le vostre storie “extra-ordinarie”, storie di persone comuni come siamo noi.
Se avete voglia di condividerle, oggi o quando vi andrà, sono qui.
Sono convinto che farebbe bene a tutti condividerle e leggercele reciprocamente.
Ripartiamo da dove avevamo lasciato? O Cominciamo a ricostruire qualcosa di meglio?
Facciamoci delle promesse e poi proviamo a generare cose straordinarie: è il momento giusto!
Qualcuno con un grande cognome diceva che: “il futuro di tutti, dipende dalla condotta di ognuno”.
Alla prossima
Davide
Davide Etzi
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni, Economista aziendale, Executive Coach PCC ICF – Founder di Humanev® (Persone, Processi e Profitti, per esseri Umani ed Evoluti)
Ci vediamo su LinkedIn: https://www.linkedin.com/in/davideetzi/